Cartografia computerizzata
Per giungere alla pubblicazione dell’ALI, il problema di gran lunga più complesso era senza dubbio la restituzione a stampa dei complessi grafemi della grafia fonetica che si trovano nei manoscritti dei ricercatori e che non esistono, né possono esistere data la loro estrema varietà, in nessuna “casa tipografica” o “font di fotocompositrice” o “catena di stampa”.
La soluzione adottata è stata quella di “smontare” i grafemi nei singoli segni costituenti e di identificare tutti i segni grafici comunque utilizzati nei manoscritti, fossero essi lettere dell’alfabeto latino o greco oppure modificatori (diacritici) delle lettere stesse. I segni sono stati codificati (nella codifica ASCII) e associati alla tastiera di un terminale. Successivamente ogni segno grafico è stato disegnato o ricavato mediante scanner ottico, digitalizzato e infine memorizzato in tabelle facilmente modificabili. La memorizzazione dei segni è stata eseguita in un formato vettoriale per adattarla ai programmi e alle apparecchiature di restituzione in dotazione all’Istituto quali terminali e plotters. Nello stesso modo sono stati realizzati i simboli che sono utilizzati negli Atlanti simbolici come quello dell’Atlas Linguarum Europae e dell'Atlas Linguistique Roman che il Poligrafico ha attualmente in lavorazione.
Come già si è detto un grafema è stato suddiviso nei suoi componenti e più precisamente in otto righe: la quinta contiene il carattere base, le superiori i diacritici soprascritti, le inferiori i diacritici sottoscritti. Con queste convenzioni si è in grado di memorizzare fedelmente senza interpretazioni e/o traslitterazioni, gli originali manoscritti utilizzando un qualsiasi text-editor.
Per rendere più agevole la memorizzazione è stata realizzata una procedura di data-entry che permette all’operatore di ‘fotocopiare’ sullo schermo l’originale senza dover inserire laboriosi codici aggiuntivi. Detta procedura permette ovviamente di visualizzare e variare i dati già memorizzati, di inserire i records e di scorrere l’archivio secondo due diversi ordinamenti. È possibile inserire le risposte anche tramite il codice stampigliato sulle schede eliminando la necessità di apporre su ciascuna di esse il numero del Punto; il controllo e l’associazione codice-numero di Punto avviene automaticamente.
Operando in questo modo si è ottenuta la memorizzazione dei dati geolinguistici senza gravarla (ed inquinarla) di informazioni aggiuntive quali le coordinate (geo)grafiche e i caratteri di controllo per la stampa.
Si è ritenuto opportuno non introdurre, in questa fase, traslitterazioni e/o correzioni al fine di memorizzare il più fedelmente possibile gli originali manoscritti, limitandosi ad eliminare solo gli errori e omissioni di battitura. Solo in una fase successiva, e in modo completamente automatico, vengono effettuate le standardizzazioni desiderate dalla Redazione. Essa può avvalersi delle informazioni desunte dal file originale, come ad esempio la presenza/assenza di particolari caratteri, per operare al meglio la sempre delicata revisione degli originali. Inoltre, predisponendo apposite tabelle, le traslitterazioni possono essere adattate alla singola voce, all’autore, alla data dell’inchiesta, al Punto d’inchiesta.
Come atto preliminare alla cartografazione delle risposte si è provveduto alla creazione di un archivio grafico ed uno alfanumerico, contenenti, per ogni Punto d’inchiesta, le coordinate geografiche, il box assegnato alla risposta, la posizione della risposta nel box, oltre ai codici delle inchieste e gli autori.
La cartografazione viene ottenuta mediante una procedura di composizione che elabora le risposte associando ad esse le coordinate geografiche e le caratteristiche tipografiche, tronca le risposte eccedenti la lunghezza dei box riportando la continuazione in colonnini a margine (“in mare”), e ricostruisce i grafemi in precedenza disaggregati.
Il risultato della composizione viene plottato su carta per eseguire le verifiche e le correzioni a cura della Redazione dell’ALI. Dopo aver completato le variazioni e ricevuto il ‘Visto si stampi’, mediante un plotter laser viene prodotta una pellicola fotografica. Da quest’ultima e da quelle della cartografia di base si ricavano le lastre litografiche per la stampa della carta.